In questo grosso difetto dell’UNIVERSO,
ci sarà forse il giorno, in cui i nostri pensieri troppo sollecitati,
non saranno più pensati…
ci sarà forse il giorno, in cui i nostri pensieri troppo sollecitati,
non saranno più pensati…
Forse lo spettacolo più drammatico che abbiamo
davanti ai nostri occhi, è vedere l’UMANITÀ, divisa
già nelle sue radici, in due campi, irrimediabilmente avversi,
- gli uni protesi verso l’orizzonte,
ostinatamente proclamano: noi stiamo andando avanti;
gli altri senza muovere un passo
ripetono ancora più ostinatamente:
niente cambia, noi siamo fermi.
Questi ultimi, mancando di passione
(questa immobilità tendenzialmente pigra
non ha mai entusiasmato nessuno, ognuno di noi combatte
questa moribonda immobilità con il sentirsi vivo)
hanno dalla loro il buon senso, il pessimismo, la morale
e anche la religione fino a un certo punto.
Niente sembra essere cambiato da quando l’uomo
si trasmette la memoria del passato,
né le ondulazioni del suolo, né le forme della vita,
né il suo stesso ingegno.
Finora l’esperienza ha fallito negli sforzi per modificare
le caratteristiche fondamentali della sua più umile pianta: la vita.
La Sofferenza, la guerra, il vizio, ogni tanto assopiti,
rinascono da un epoca all’altra con una virulenza (***).
La ricerca stessa del progresso, non fa che esasperare questi mali;
voler cambiare equivale a tendere verso la rovina
dell’ordine tradizionale, faticosamente costruito,
che ha saputo ridurre al minimo il disagio degli esseri viventi.
Chi è l’uomo che non ha riaperto la
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